Anthropos Bologna

+39 3477217960 +39 3925828305

PRANAYAMA. DAL RESPIRO NEL CORPO AL CORPO NEL RESPIRO DI STEFANIA REDINI

Nel libro, Stefania Redini indica le fonti delle pratiche e che cosa per lei hanno significato.

L’esperienza iniziata – e mai interrotta dal ‘78 ad oggi – l’ha condotta a tanti incontri, alcuni fondamentali, tanto da inevitabilmente seguirli, approfondirli, per poi accorgersi che avevano preparato il terreno per quel che sarebbe successivamente venuto. Non c’era stacco o cambiamento di fondo, solo sguardi diversi per la stessa visione.

Volendo indicare un percorso dalla respirazione, attraverso il respiro, al prànàyàma, saranno indicate dunque le pratiche inerenti che mirano più all’uno o all’altro di questi tre aspetti. Divisi per necessità di esposizione e mai per loro natura.

Il percorso non è lineare, è circolare. È una spirale: ogni cerchio di esplorazione riparte in un altro cerchio – cosa è cambiato? Apparentemente nulla. In realtà, se il percorso non è stato solo semplicemente pensato, la visione cambia.

Di cerchio in cerchio, la spirale della via e della vita.

LO YOGA TANTRICO DEL KASHMIR DI ÉRIC BARET

Questo libro non si rivolge unicamente agli uomini e alle donne che praticano lo yoga per impararare a dormire meglio o a rilassarsi, ma soprattutto a coloro che desiderano viverlo con una sensibilità intelligente aperta ai misteri.

Attraverso la chiarezza delle sue risposte, Eric Baret ci invita a scoprire la sottigliezza di questa disciplina, di questa arte di vivere millenaria, che utilizza il corpo come supporto alla realizzazione spirituale.

Questa opera contribuisce senza dubbio a ridare allo yoga tutto il suo senso e la sua dimensione originale.

ÉRIC BARET 250 DOMANDE SULLO YOGA DI MARIE-CLAIRE REIGNER

Ecco un libro senza scappatoie, fatto di domande e risposte. Raccoglie un insegnamento coerente della pratica secondo lo sivaismo del Kasmir che poggia sul Vijnanabhairava Tantra e l’opera di Abhinavagupta.

Discepolo di Jean Klein, Éric Baret avrebbe potuto offrirci una buona compilazione. Non è il suo metodo. Lui scava, procede. É vero che sta dialogando con Marie Claire Regnier. Éric Baret sa che l’uomo si attacca a ciò che costruisce, e così lui distoglie lo sguardo. Anziché renderci attivi, mette l’accento sulla libertà che può essere la nostra.

La pratica di un’arte tradizionale richiede passione, prayatna visesha, sottomissione e devozione. Queste qualità sono sviluppate attraverso la relazione maestro-allievo, così come la esprime la tradizione. Per colui che si lascia portare da questa corrente, l’apprendimento della tecnica richiede una vita intera e il presentimento della libertà implica l’inutilità della pratica e la non-realizzazione di qualcosa di oggettivo.

Ai nostri giorni, pochi fra noi sono inclini a questa risonanza e l’assenza di insegnanti autentici basta ad allontanare da questa prospettiva la maggioranza.

I pochi dialoghi più oltre trascritti, si rivolgono giustamente a coloro che non hanno incontrato tale approccio e vogliono tuttavia esplorare questa tradizione. “Éric Baret 250 Domande sullo Yoga”, più semplice rispetto ad altre opere, può forse permettere un chiarimento di numerosi elementi tecnici.

La sottigliezza di questo approccio, che è stato trasmesso da Jean Klein, è in effetti una creatività difficile da formulare sotto forma di monologo. È per questo che i dialoghi qui riprodotti non sono stati ritoccati se non in maniera minimalista. Numerose ripetizioni proprie dell’oralità sono state mantenute per conservare la dinamica dello scambio.

Marie-Claire Reigner, pur avendo una grande conoscenza di quest’arte, ha accettato di formulare in questo libro le domande più sovente ascoltate durante gli incontri.

LASCIAR LIBERA LA LUBA DI ÉRIC BARET

Le conversazioni raccolte nel libro “Lasciar Libera la Luna” sono un invito a celebrare la vita nell’istante, senza la paura di un futuro immaginario.

La trascrizione di questi incontri conserva la forma spontanea delle domande-risposta.

L’autore, Eric Baret, è allievo di Jean Klein e padre di numerose opere tradotte in tutto il mondo. Nutrito dalla tradizione non-dualista dello shivaismo del Kashmir, Baret rimanda all’osservazione di come il corpo esprime le emozioni, all’ascolto.

La visione liberatoria che ne deriva, che l’origine delle nostre sofferenze è illusoria, ci porta ad abbandonare le nostre pretese di sapere.

Frutto della paura, l’impulso di sapere e di volere è la radice delle nostre sofferenze psicologiche. La nostra esistenza spesso non è che una lotta per far trionfare quest’affermazione di superficialità. La costante ricerca di sicurezza è l’ostacolo essenziale alla rivelazione d’una libertà che ci sollecita nonostante tutto a ogni istante di quella che noi chiamiamo la vita ordinaria.

Quest’ascolto senza appropriazione è la soluzione ai nostri conflitti immaginari, ma assai reali secondo la nostra codifica della vita.

Temuta dal nostro psichismo civilizzato, l’emozione si trova alla fonte di ogni percezione. Accolta senza riserve, quest’energia si libera dalle sue cause apparenti e diviene il canto della vita, silenzio della persona. Eco della condanna originale e senza appello alla gioia, la nostra miseria appare allora come il secondo figlio d’una donna sterile.

Fine d’ogni pensiero intenzionale, quest’alchimia dell’emozione costituisce il cuore della tradizione dello shivaismo non duale kashmiro. Questi colloqui ci trovano al centro delle nostre preoccupazioni profane che, nella nostra accoglienza, si rivelano essere la porta dell’essenziale.

Spazzata dal fuoco dell’istante, tutta la resistenza alla vita senza conclusione, al non sapere caro a Jean Klein, si rivela un combattere senza speranza.

LO YOGA DELLA BELLEZZA DI GIOIA LUSSANA

Questo lavoro si propone di fornire alcuni spunti per una reinterpretazione
contemporanea del cosiddetto yoga non duale o yoga del Kaśmīr.
Gli insegnamenti e la letteratura testuale delle scuole kaśmīre, trasmessi da
maestro a discepolo, risalgono ad Abhinavagupta e ai lignaggi iniziatici medievali, che rappresentarono la massima fioritura del fenomeno tantrico hindu nel suo complesso. Fin dall’inizio del secolo scorso gran parte di questo yoga altamente esoterico e complesso non era più accessibile, ma sopravvive ad oggi uno ‘yoga kaśmīro’ con caratteristiche sue proprie. Le riflessioni ispirate dalla pratica di questo yoga e alcuni concetti filosofici dell’India tantrica esplorati in questo studio – con richiami peraltro alla tradizione platonica e neo-platonica occidentale, – vogliono essere un primo contributo per una moderna formulazione dello yoga del Kaśmīr.
L’aderenza alle fonti e il vissuto corporeo si associano alla creatività ‘rigorosa’ di interpreti contemporanei come Eric Baret. Ne emerge uno yoga versatile, non solo fisico, ma con una valenza psichica integrata, che diviene altresì ‘poetica’, ‘filosofica’, eminentemente contemplativa. Questo libro è l’esito di un progetto di ricerca incentrato sullo yoga non duale kaśmīro, peculiare declinazione dello yoga tantrico, per molti aspetti rivoluzionaria rispetto alla visione dello Haṭha-yoga e dello yoga tradizionale tout court.

 

Gioia Lussana

Laureata in Indologia con R. Gnoli e R. Torella con una tesi sullo śivaismo kaśmīro, allieva di Eric Baret e insegnante yoga, ha ricevuto il titolo di Dottore di ricerca in Civiltà e Culture dell’Asia presso l’Università Sapienza di Roma. Nel 2019, con una borsa di studio della Fondation Inde-Europe de Nouveaux Dialogues ha studiato in Kaśmīr con Pranāthji Koul, uno dei rappresentanti più autorevoli della comunità di Śrīnagar fondata da Lakshmanjoo nel 1935.

 

LA DEA CHE SCORRE. LA MATRICE FEMMINILE DELLO YOGA TANTRICO DI GIOIA LUSSANA

Sinossi del libro

Questo studio, che si avvale in parte di una ricerca sul campo, esplora i significati dello yoga tantrico, riscoprendo la rilevanza della matrice femminile nella religiosità hindu. In particolare si incentra sull’antico Assam, dove la sacralità rituale è imperniata da tempo immemore sul culto della Dea. L’antica tradizione assamese, che venera la Dea Kàmàkhyà, è considerata una delle vene originarie del fenomeno tantrico nel suo complesso.

L’Autrice ha ricevuto personalmente il primo livello di iniziazione sotto la guida del corpus sacerdotale di Kàmàkhyà e ci accompagna attraverso un documentato quanto affascinante viaggio nell’essenza del tantrismo hindu. L’analisi parte da un’India molto arcaica e arriva a farci comprendere che cosa chiamiamo yoga oggi (in un mondo in cui questo termine rischia di perdere senso e fisionomia), senza mai banalizzare le sue sfaccettate valenze. Viene riscoperta la ‘natura fluente’ della femminilità nell’India antica; il cosmico fluire dell’esistente costituisce il carattere ‘energetico’ e sapienziale del principio femminile, che incarna la potenza generativa e l’ordine coerente di madre natura.

Viene quindi indagata l’essenza del cosiddetto tantrismo non duale sviluppatosi nel Medioevo in Kasmir a confronto con la tradizione più trasgressiva – detta della ‘mano sinistra’ – ancor oggi fiorente, ma rigorosamente segreta. Ne emerge una visione dello yoga ancora poco conosciuta ed esplorata. Nel tantrismo hindu la corporeità diviene fluente ‘saggezza incarnata’: la mente si dissolve nel gesto fisico. Lo yoga tantrico si qualifica quindi come veicolo di conoscenza concreta che attraverso il dispiegarsi dei sensi arriva a dissolversi nel ‘senza forma’.

BIORESPIRAZIONE DI CARLOS FIEL

L’intenzione di questo lavoro non è tanto una rieducazione della respirazione, cosa che tutti sappiamo fare, piuttosto quella di creare le condizioni di ascolto e riconoscimento della propria respirazione attraverso i ritmi, l’ampiezza e gli stati che riflette. La respirazione manifesta in ogni istante lo stato fisico, emotivo e mentale in cui ci si trova. E’ come uno specchio, e occorre ascoltarla e decifrarne il significato e la sua relazione col proprio stato generale corporeo,emotivo e mentale. La proposta dello yoga è di lavorare con queste relazioni che riflettono la personalità per vivere con maggiore integrità e armonia con sé stessi, con gli altri e con la natura. Nella pratica yoga si prende coscienza della struttura e degli schemi del corpo e attraverso la consapevolezza nell’asana, si favorisce un’esperienza che rilassa le tensioni, rafforza le debolezze, armonizza e migliora le condizioni fisiche di flessibilità, resistenza e forza. Si creano così le condizioni appropriate affinché la respirazione si esprima in tutta la sua potenzialità, libera da blocchi e tensioni. l’asana è un movimento consapevole, è abitare il corpo. ciò significa che la mente è focalizzata e senza distrazioni nel processo dello yoga. E’ questo lavoro combinato sul corpo e sulla concentrazione che costituisce le fondamenta del Pranayama.

 

Carlos Fiel

nato nel 1950 a San Sebestian, inizia a praticare yoga all’età di 17 anni insieme a suo fratello Emilio. Nel 1973 conosce Zinal Gerard Blitz e Claude Peltier. Inseme, e grazie a Blitz, negli anni ’80 conosce molti di coloro che diventeranno un riferimento spirituale dei nostri tempi: J. Krishnamurti, Sw. Satchitananda, SW. Chidananda, T. Deshimaru, T. Krishmamacharva, A. Dejardin, K. Keller, M. M. davy, K. Durckheim, e altri. Nel 1980, insieme la fratello, crea la comunità dell’Arco Iris e Sadhana, che diventeranno tra i centri di ricerca spirituale di maggior riferimento in Europa. Gagli anni ’70 ad oggi Fiel si reca quasi tutti gli anni in paesi come India, Sikkim, Birmania, Thailandia, Indonesia e Butàn per approfondire la conoscenza dello yoga e del buddhismo, sia tibetano, zen che theravada. La sua vita trascorre fra la formazione di insegnante di yoga, ritiri di Vipassana, conferenze, il mondo terapeutico e la divulgazione attraverso pubblicazioni e collaborazioni con diverse università europee. Il suo lavoro continua avendo  come riferimento l’insegnamento di Thich Nhat Hanh,